Armillaria mellea

Armillaria mellea

Dominio Eukaryota; Regno Fungi; Divisione Basidiomycota; Classe Agaricomycetes;

Ordine Agaricales; Famiglia Physalacriaceae; Genere Armillaria; Specie A. mellea (Vahl) P. Kaumm., 1871.

Fungo leucosporeo a crescita cespitosa su latifoglie, comunemente detto chiodino.

L’Armillaria attacca, di norma, pianta arboree, forestali e agrarie, ma anche piante arbustive e da fiore, generalmente colpisce la zona del colletto e le radici e si comporta da parassita e da saprofita. Le piante attaccate lentamente sono portate a morire a causa del marciume radicale fibroso che genera.

E’ un fungo ubiquitario, cresce a tutte le latitudini e nei diversi climi, si riscontra più frequentemente nei suoli molto concimati e/o ricchi di residui di vetusti impianti arboree.

La principale fonte di diffusione del fungo sono le rizomorfe che si diramano nel terreno a macchia d’olio, ma si propaga anche a mezzo delle basidiospore e del micelio sottocorticale di piante infette o già morte.

L’A. mellea si riconosce dalle altre specie del genere Armillaria (A. tabescens, A. ostoyae, ecc.) per essere dotata di un ampio anello membranoso persistente che non si riscontra nelle altre specie sopra menzionate, oltre che per il colore che varia dal bruno/giallastro ad ambra a bruno scuro.

Il fungo è considerato commestibile (solo il cappello, da scartare i gambi perché difficilmente digeribili in quanto fortemente fibrosi) anche se statisticamente fa registrare la più alta percentuale di intossicazioni fra i consumatori.

L’Armillaria non consumata correttamente è responsabile della sindrome “neurotossica” che interessa il sistema nervoso centrale e periferico. I sintomi si manifestano entro sei ore dall’ingestione ma a volte anche dopo dieci ore e si concretizzano in: diarrea, sudorazione, scialorrea, rinorrea, crampi muscolari, confusione mentale, vertigini, irritazione della mucosa gastroduodenale, ecc. Sembra che i sesquiterpeni sono i responsabili dell’intossicazione. Si tratta di tossine termolabili e idrosolubili che vengono in parte eliminati con la prebollitura rendendo commestibile in fungo.

La procedura corretta per consumare l’Armillaria mellea è la seguente: 1) eliminazione dei gambi (stipite) per il motivo sopra riportato; 2) prebollitura per venti minuti circa senza coperchio e gettando l’acqua; 3) cottura per trenta minuti a fuoco vivo senza coperchio; 4) limitare il consumo a piccole quantità e pasti non ravvicinati per prevenire fenomeni di accumulo.

L’Armillaria non deve essere raccolta nelle mattinate di gelo, né devono essere consumate partite congelate, perché le basse temperature rendono termostabili le tossine non eliminabili né con la prebollitura, né con la cottura.

P.S. – Attenzione da non confondere con il tossico Hypholoma fasciculare, noto anche come falso chiodino. L’Hypholoma si risconosce perché privo di anello, dal colore giallo/solforino con zona discale rossiccia e dal colore grigio/verde dell’imenofero, vedi foto 7 e 8.

Note bibliografiche: Foto di Carmelo Di Vincenzo; Conoscere i funghi velenosi e i loro sosia commestibili – Micotossicologia – Italo Milanesi – Edito Centro Studi Micologici A.M.B. Fondazione; Funghi d’Italia volume 1°; Manuale di patologia vegetale – G. Goidanich.