Amanita phalloides (Vaill. Ex Fr.) Link 1833

Amanita phalloides (Vaill. Ex Fr.) Link 1833

Amanita phalloides (Vaill. Ex Fr.) Link 1833, nome volgare Tignosa verde.

Tassonomia: Eukaryota; Funghi; Basidimycota; Agaricomycetes; Agaricales; Amanitaceae; Amanita; A. phalloides.

Nota descrittiva

Basidioma a crescita autunnale, di norma, in boschi di latifoglie (Quercus, Corylus, Castanea, ecc.), ma anche in boschi misti (latifoglie + conifere) con sviluppo medio di mm 120 x mm 80, caratterizzato da: a) crescita isolato oppure a gruppi; b) forma emisferica allo stadio di primordio, poi convessa e quindi piana a maturità; c) pileo carnoso; d) colore della cuticola: verde, giallo verde, verde pallido, bianco nella forma alba; e) cuticola nettamente separabile; f) margine involuto; g) presenza di fibrilli innati di colore più scuro rispetto al colore della cuticola; h) gambo cilindrico, di colore bianco, zebrato, attenuato all’apice e bulboso alla base; i) ampio anello bianco supero; l) volva bianca membranosa sacciforme; m) imenofero a lamelle, libere, fitte, bianche, filo intero; n) carne bianca non virante, soda da giovane, molle a maturità, sapore dolciastro; o) spore bianche amiloidi, sub-globose, lisce, apicolo evidente, dimensioni rilevate 7.5-8.9 x 6.7-7.6; p) basidi tetrasporici.

Nota tossicologica

Fungo velenoso mortale responsabile della sindrome falloidea (a lunga latenza > 6 ore).

Il genere Amanita, ma anche altri generi quali la Galerina, le Lepiote di piccola taglia e le Conocybe, a causa del loro contenuto di tossine termostabili e acido resistenti, sono i responsabili di avvelenamenti che si possono rivelare letali.

L’Amanita phalloides e le consorelle Amanita verna, Amanita virosa e Amanita porrinensis, sono portatori dei seguenti principi tossici: fallolisine, falloidine e amanitine; di questi principi solo le amanitine, in particolare la forma alfa-amanitina, sono letali per l’uomo, mentre gli altri due principi tossici non costituiscono alcun pericolo, in quanto le fallolisine vengono disattivate dal calore e le falloidine non vengono assorbite dal tubo digerente. Sono sufficienti 5/8 mg di amanitina, di norma contenute in uno sporoforo di 30 gr circa, per uccidere un uomo del peso corporeo medio di Kg 70.

I sintomi dell’intossicazione da Amanita (falloide, verna, virosa e porrinensis) si incominciano a manifestare trascorsi almeno sei ore dall’ingestione del fungo e fino a 24 ore, ed hanno come organo obiettivo il fegato dove le amatossine causano le lisi delle cellule epatiche. La gravità dell’avvelenamento è dovuta anche alla capacità di questi principi tossici di non essere del tutto espulsi, ma di essere riassorbiti dall’intestino e di rientrare in circolo per colpire ulteriori cellule epatiche.

L’avvelenamento di Amanita si manifesta in tre fasi: 1^ Fase: dolori addominali, vomito, diarrea, disidratazione, ecc., della durata di due tre giorni; 2^ Fase: c.d. di remissione che si manifesta con un miglioramento del quadro gastroenterico; 3^ Fase: c.d. epatorenale che si evidenzia con; insufficienza epatica acuta, ipoglicemia e ittero, deterioramento della coagulazione, coma epatico, insufficienza renale e morte.

P.S.: Giova precisare che le Amanite, di norma, crescono nel periodo autunnale, fatta eccezione per l’Amanita verna che cresce in primavera.

Note bibliografiche: Foto di Carmelo Di Vincenzo; R. Galli (Le Amanite); P. Nevielle – S. Poumarat (Amaniteae – Amanita, Limacella & Torrendia); Italo Milanesi (Conoscere i funghi velenosi e i loro sosia commestibili – Micotossicologia).

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