Macrolepiota procera varietà procera (Scopoli 1772 : Fries 1821) Singer 1948

Macrolepiota procera varietà procera (Scopoli 1772 : Fries 1821) Singer 1948

Tassonomia: Eukaryota; Funghi; Basidimycota; Agaricomycetes; Agaricales; Agaricaceae; Macrolepiota; M. procera var. procera.

nota descrittiva

Fungo eterogeneo di grandi dimensioni a crescita, di norma, autunnale, comunemente denominato mazza di tamburo, specie typus del genere Macrolepiota. Si tratta di specie ubiquitaria, si rinviene all’interno e all’esterno dei boschi, in pianura, in collina e in montagna, solitario o a gruppi.

Basidiomi caratterizzati da: a) pileo di forma oviforme allo stadio di primordio, quindi oblungo/oviforme – campanulato – appianato con sembianze ad ombrello a maturità, umbonato, biancastro/grigiastro con disco più scuro, cuticola screpolata con grosse squame bruno/ocra, fibroso/cotonoso al margine, diametro fino a 400 mm b) gambo cilindrico, centrale, alto fino 600 mm, spessore da 30 a 50 mm, ornato da squamule fibrose bruno scure disposte a cerchi concentrici con aspetto zebrato, grosso bulbo basale, anello doppio scorrevole bianco nella parte superiore, bruno inferiormente; c) imenofero a lamelle, libere al gambo con collarium, fitte, bianche, facilmente separabili dalla carne, leggermente ventriformi, filo intero, presenza di lamellule; d) carne bianca, soda, immutabile alla rottura e) sporata bianca; f) spore ellissoidali (Q = 1.3), lisce, misure rilevate 11 – 13.6 x 8.8 – 10.1.

La Macrolepiota procera varietà fuliginosa si distingue dal typus per il colore più scuro proprio di fuligine, per il bulbo basale fortemente ingrossato, per le zigrinature meno pronunciate e per le squame del pileo disposte irregolarmente e più rade da lasciare intravedere la carne sottostante di colore caffelatte.

nota tossicologica

Varietà riconosciute come ottime commestibili (M. procera e M. fuliginosa), ma a causa della leggera tossicità che li caratterizza è da evitare il consumo allo stato crudo o cotte direttamente alla griglia saltando la fase della prebollitura.

Da evitare assolutamente lo scambio con: 1) Macrolepiota olivascens – Fortemente tossica, si riconosce per le tonalità verdastre che assume dopo qualche ora dalla raccolta; 2) Chlorophyllum rhacodes, C. brunneum e C. venenatum – Funghi decisamente tossici che si riconoscono per l’arrossamento della carne alla rottura; 3) Chlorophyllum molybdites – Fungo esotico velenoso che si riconosce per le tipiche tonalità verdastre che lo caratterizzano.

Si raccomanda di sottoporre le raccolte, prima del consumo, all’esame del competente Ispettorato micologico presso l’Azienda sanitaria competente per territorio.

Note bibliografiche: Foto di Carmelo Di Vincenzo; Fungi Europei M. Candusso – G. Lanzoni (Lepiota s.I.); Fabrizio Boccardo, Mido Traverso, Alfredo Vizzini, Mirca Zotti (Funghi d’Italia); Italo Milanesi (Conoscere i funghi velenosi e i loro sosia commestibili – Micotossicologia).

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