Nome comune: Zafferano selvatico
Tassonomia:
Eukaryota, Plantae, Magnoliophyta, Liliopsida, Liliales, Iridaceae, Crocus, C. biflorus.
Con l’approssimarsi della stagione autunnale i margini e le chiarie dei boschi si tappezzano di violetto, colore, questo, dovuto alla fioritura del Crocus biflorus e del Colchium autunnale. Si richiama la massima attenzione per coloro che vanno in cerca di piante alimurgiche, in quanto le due specie (Crocus biflorus e Colchium autunnale), apparentemente identiche, una è commestibile (Crocus biflorus) e l’altra è velenosa (Colchium autunnale).
La breve descrizione dello Zafferano selvatico (Crocus biflorus) di seguito riportata agevola la corretta determinazione.
Pianta erbacea delle famiglia delle Iridaceae, è presente in tutte le regioni d’Italia, cresce dal livello del mare a fino a 1200 metri di quota, fiorisce due volte l’anno: gennaio/aprile e settembre/novembre. I fiori presentano un colore violetto pallido e/o rosa/violetto; le foglie lanceolate con una linea bianca centrale appaiono in primavera.
Lo Zafferano selvatico è una pianta commestibile e si può facilmente confondere con il Colchium autunnale, detto anche Zafferano bastardo, che è una pianta velenosa.
Come si riconoscono le due specie:
- Zafferano selvatico(Crocus biflorus): fiorisce da gennaio ad aprile e da settembre a novembre, è dotato di 3 stami di colore giallo, quest’ultimo profilo e fondamentale per la corretta determinazione;
- Zafferano bastardo (Colchium autunnale): fiorisce in autunno nello stesso periodo del Zafferano selvatico (settembre/novembre) ed è dotato di 6 stami. I fiori sono identici nella forma e nel colore allo Zafferano selvatico, le foglie di forma ellittica e lucenti appaiono in primavera.
L’unico appariscente elemento distintivo tra le due specie sono gli stami: n° 3 nello Zafferano selvatico (Crocus biflorus), n° 6 nello Zafferano bastardo (Colchicum autunnale).
La differenza tra le due specie è sostanziale, in quanto la Zafferano selvatico è commestibile, mentre lo Zafferano bastardo è velenoso e può essere causa di gravi eventi.
La velenosità del Colchium è data dalla “Colchicina”, alcaloide che blocca la divisione delle cellule. L’avvelenamento da Colchium si manifesta con nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e anche la morte nei casi di forte intossicazione.
Note bibliografiche:
Foto di Carmelo Di Vincenzo; Acta Plantarum; Adriano Fiore (Nuova Flora Analitica d’Italia); Sandro Pignatti (Flora d’Italia).
Copryright 2021 C. Di Vincenzo
Canon EOS 4000D e 1200D EF-S 60 mm 1:28 USM
Peloritani Orientali