Leucocoprinus fragilissimus raro ritrovamento boschivo sui Monti Peloritani

Leucocoprinus fragilissimus raro ritrovamento boschivo sui Monti Peloritani

Abstract

Gli autori descrivono, con il supporto di documentazione macro e micro-fotogra-fica, un ritrovamento boschivo sui Monti Peloritani, nel Comune di Messina, di Leucocoprinus fragilissimus, specie tipica delle aree tropicali e subtropicali e ora diffusa un po’ ovunque, a nutrizione saprotrofica, della quale sono stati segnalati rari e sporadici ritrovamenti anche in ambiente boschivo mediterraneo.

Abstract English

The authors describe, with the support of macro and micro-photographic documen-tation, a forest find of the Peloritani Mountains, in the Municipality of Messina, of Leucocoprinus fragilissimus, a typical species of tropical and subtropical areas, with saprotrophic nutrition, of which rare and sporadic finds have been reported in the Mediterranean environment.

Introduzione

In precedenti nostri contributi micologici abbiamo avuto modo di evidenziare come, da ormai diversi anni a questa parte, si stia assistendo alla trasmigrazione di varie specie fungine dalle aree tropicali di origine verso le regioni del Mediterraneo, dove sembra abbiano trovato una situazione ambientale ideale alla loro fruttifi-cazione e diffusione. Ricordiamo a tal proposito Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (1977) (Miceli & Di Vincenzo, 2020) e Inonotus rickii (Pat.) D.A. Reid (1957) (Miceli & Di Vincenzo, 2021); questi ritrovamenti, uniti a numerosi altri segnalati da studiosi di micologia, lasciano dedurre come le specie tropicali si stiano facilmente acclimatando alle nostre latitudini, costituendo un importante indicatore dell’attuale processo di mutazione climatica che ormai da diversi anni caratterizza le regioni del Mediterraneo sempre più vicine alle caratteristiche climatiche delle zone tropicali e subtropicali (Miceli & Di Vincenzo, 2020).
La complessa biodiversità del territorio boschivo dei Monti Peloritani ci offre un ulteriore e interessante ritrovamento di una specie fungina originaria di aree tropicali che sembra avere raggiunto i nostri territori con le piante importate da quelle regioni e che generalmente viene sporadicamente trovata nelle serre o nei vasi da fiori e solo in rarissimi casi in ambiente boschivo. Stiamo parlando di Leu-cocoprinus fragilissimus, basidiomicete di piccole dimensioni, caratterizzato dalla particolare fragilità dei basidiomi, che vediamo ora fruttificare, contrariamente alle sue abitudini ecologiche che alle nostre latitudini lo vedono essenzialmente legato a colture in serra, nel Bosco della Candelara sui Monti Peloritani, nel Comune di Messina. Da quanto ci è stato possibile rilevare dalla ricerca bibliografica, si tratta del secondo ritrovamento boschivo della Sicilia e uno dei rarissimi ritrovamenti documentati in Italia e in Europa.

Materiali e Metodi

Le descrizioni macroscopiche sono state effettuate dopo attenta osservazione dei caratteri morfocromatici di un solo esemplare allo stato fresco, integrate con quanto rilevato nella letteratura, che rispecchia fedelmente le nostre valutazioni. Le fotografie sono state realizzate utilizzando fotocamera Canon EOS 4000D, obiettivo EF-S 70-300 mm e EF-S 60 mm macro.
Le osservazioni micromorfologiche, purtroppo non approfondite per la diffi-coltà a maneggiare l’unico basidioma a nostra disposizione che ad ogni minimo tocco o leggera pressione si sgretolava tra le dita, sono state effettuate con l’utilizzo di microscopio Bresser trinoculare con fotocamera Canon EOS 1200 D. Esse si basano sullo studio di materiale fresco con acqua e rosso Congo. Le basidiospore sono state osservate in acqua con l’aggiunta di tracce di rosso Congo anionico. Per la valutazione del campo dimensionale sono state misurate 23 basidiospore. L’intervallo delle dimensioni sporali è citato come: (valore minimo) valore medio meno la deviazione standard – valore medio più la deviazione standard (valore massimo).

I Monti Peloritani (Miceli, 2019: 27-33)

I Monti Peloritani (in dialetto messinese “I Coddi”, ovvero “I Colli”, termine con il quale si èr soliti indicare solo la zona sovrastante la città di Messina) sono una catena montuosa della Sicilia nord-orientale che si estende per circa 65 km tra i comuni dell’area metropolitana della città di Messina.

Hanno origine da Capo Peloro (estrema punta nordorientale della Sicilia, nella città di Messina), quale continuazione dell’Appennino Calabro. Geograficamente si delineano in “Peloritani orientali” che occupano la zona sovrastante la città di Messina estendendosi nel versante tirrenico, a nord, nei comuni di Villafranca Tirrena, Saponara, Rometta, Monforte S. Giorgio, San Pier Niceto, Gualtieri Si-caminò, Spadafora, Venetico, Roccavaldina e Valdina e, sul versante ionico, verso sud, fino alla vallata dell’Alcantara dove si interrompono in maniera degradante nei territori di Motta Camastra e di Francavilla di Sicilia, assumendo la denomi-nazione di “Peloritani occidentali”; mentre, nel versante nord, quello prospiciente il Mare Tirreno, si estendono fino al torrente Mazzarrà con la denominazione di “Peloritani centrali” (Lombardo & D’Andrea, 2017). Nello stesso versante, solo dal punto di vista geologico, si estendono fino alle “Rocche del Castro” nei comuni di Longi, San Marco d’Alunzio e Alcara li Fusi.

Il nucleo montuoso presenta una tipica morfologia strutturale caratterizzata da pochi altopiani posizionati ad altezza non elevata, intervallati da una serie di fiumare, picchi e crinali con creste taglienti e piani scoscesi che danno origine a un sistema fluviale a carattere torrentizio costituito da numerosi torrenti che vanno a sfociare nei due mari limitrofi: Ionio ad est, Tirreno a nord.

Le vette più elevate sono rappresentate da Monte Dinnammare (1127 m s.l.m., nel territorio comunale della città di Messina), Montagna Grande (1374 m s.l.m., nel comune di Motta Camastra), Pizzo Vernà (1287 m s.l.m., tra i comuni di Ca-stroreale, Antillo e Casalvecchio Siculo), Monte Poverello (1279 m s.l.m., tra il territorio del comune di San Pier Niceto e Fiumedinisi), Rocca Novara (1340 m s.l.m tra il comune di Novara Sicilia e Fondachelli Fantina), Monte Scuderi (1279 m s.l.m. tra Messina, Itala, Alì e Fiumedinisi) (Lombardo & D’Andrea, 2017).
La vegetazione originaria è stata nel tempo quasi completamente distrutta dalla mano dell’uomo e dai ricorrenti incendi, spesso di natura dolosa, e sostituita con rimboschimenti artificiali favoriti nel loro sviluppo dalla diversità climatica dei due versanti che ospitano le tipiche colture dell’area mediterranea costituite prevalen-temente da meravigliose pinete di Pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), da numerosi boschi di Castagno (Castanea sativa) e di Querce (Q. ilex, Q. suber, Q. del gruppo pubescens, quali, ad esempio, Q. virginiana, Q. gussonei, Q. petraea e altre), insistenti sul tipico sottobosco della macchia medi-terranea con predominanza di Erica arborea, Cistus sp. pl., Corbezzolo (Arbutus unedo), Ginestra odorosa (Spartium junceum), Salicone (Salix caprea), Ginestra spinosa (Calicotome villosa) e altre.
In particolare, i Peloritani orientali, nell’areale che contorna la città di Mes-sina, sono stati interessati da un massiccio intervento di imboschimento resosi necessario, a far data dall’ultimo decennio del 1800, per la tutela dal rischio del dissesto idrogeologico della città di Messina e dei comuni limitrofi da sempre colpiti da luttuosi eventi alluvionali, ultimi in ordine di tempo quello di Giampi-lieri nel 2009 e Saponara nel 2011. Le difficili condizioni dell’area da imboschire hanno suggerito di utilizzare essenze di conifere, in particolare Pino domestico, quale “pianta pioniera” che nel tempo ha creato le idonee condizioni ambientali per l’insediamento delle specie indigene (latifoglie autoctone: Q. ilex, Q. suber, Q. gruppo pubescens ecc.) (Miceli, 2019).

Il territorio del demanio Candelara è situato sul versante Nord dei Peloritani Orientali, nel bacino montano “Tarantonio”, si estende per circa 300 ettari con esposizione verso nord declinando dolcemente verso il versante tirrenico del ter-ritorio metropolitano della città di Messina. Analogamente ai vari bacini montani dell’intero comprensorio è stato interessato da un massiccio intervento di coni-feramento che nel tempo ha portato alla graduale trasformazione dell’originario bosco puro di conifere nell’attuale, meraviglioso e straordinario bosco misto di conifere e latifoglie.

Genere Leucocoprinus Pat.

Journal de Botanique 2: 16. 1888
Nel Genere, la cui specie tipo è Leucocoprinus cepistipes (Sowerby) Pat. 1889, sono incluse specie di medio-piccole dimensioni, fragili, gracili e poco carnose, simili, tanto nella conformazione morfologico-strutturale quanto nei caratteri mi-croscopici (eccezione fatta per la colorazione delle spore), a quelle appartenenti al Genere Coprinus Pers. 1797 (La Chiusa, 2013). Tutte le specie sono caratterizzate da nutrizione saprotrofica con crescita terricola o lignicola, raramente rinvenibili in natura specialmente nelle nostre regioni (Candusso & Lanzoni, 1990); esse fruttificano tra foglie e residui legnosi in fase di decomposizione, su legno

marcescente o, per alcune specie, quasi esclusivamente nelle serre o nel terriccio di vasi ospitanti colture esotiche (La Chiusa, 2013). Nessuna delle specie appartenenti al Genere presenta interesse alimentare (Candusso & Lanzoni, 1990) e tutte de-vono essere considerate non commestibili tanto per la inconsistenza della carne, quanto per l’appartenenza al gruppo dei funghi lepiotoidi che vengono considerati potenzialmente tossici (La Chiusa, 2013). Queste specie presentano i seguenti caratteri distintivi: cappello con orlo sempre striato-plissettato in senso radiale, spesso ricoperto da leggera pruina fioccosa; lamelle mediamente spaziate, libere al gambo e spesso confluenti in un collarium, sottili, molto fragili; gambo centrale, subcilindrico, svasato alla base, facilmente separabile, privo di volva, con anello ben distinto; sporata bianca, biancastra, bianco-crema, bianco-rosata; spore lisce, ialine, destrinoidi, ellissoidali, con parete spessa, con o senza poro germinativo evidente; basidi tozzi, tetrasporici, clavati o piriformi; giunti a fibbia assenti.

Leucocoprinus fragilissimus

(Ravenel in Berk. & M.A. Curtis) Pat.
Essai taxonomique sur les familles et les genres des Hyménomycètes: 171. 1900
Etimologia: Leucocoprinus, dal greco “leucòs”, bianco, e da “Coprinus”, ovvero “Coprinus con le spore bianche”, con espresso riferimento alla similarità morfolo-gica con le specie fungine appartenenti al Genere Coprinus dalle quali differisce, essenzialmente, per il colore bianco o biancastro delle spore; fragilissimus dal latino “fragilis”, ovvero “fragile”, con espresso riferimento alla particolare fragilità della sua struttura.

Leucocoprinus fragilissimus (Foto C. Di Vincenzo)
Leucocoprinus fragilissimus (Foto C. Di Vincenzo)

Posizione sistematica:

Basidiomycota, Agaricomycetes, Agaricales, Agaricaceae, Leucocoprinus.

Basionimo: Hiatula fragilissima Ravenel in Berk. & M.A. Curtis, Ann. Mag. nat. Hist., Ser. 2 12: 422. 1853

Sinonimi: ≡ Lepiota fragilissima (Ravenel in Berk. & M.A. Curtis) Morgan, Journ. Mycol. 13: 5. 1907
= Agaricus licmophorus Berk. & Broome, J. Linn. Soc., Bot. 11(56): 500.1871
≡ Lepiota licmophora (Berk. & Broome) Sacc., Syll. fung. 5: 44.1887
≡ Mastocephalus licmophorus (Berk. & Broome) Kuntze, Revis.
gen. pl. 2: 860. 1891
≡ Hiatula licmophora (Berk. & Broome) Petch, Ann. Roy. Bot.
Garden, Peradeniya 4 (6): 385. 1910
≡ Leucocoprinus licmophorus (Berk. & Broome) Pat., Bull. Soc. mycol. Fr. 29: 215. 1913
? = Agaricus flammula Alb. & Schwein., Consp. fung.: 149. 1805
? ≡ Lepiota flammula (Alb. & Schwein.) Gillet, Hyménomycètes 1: 63. 1874

Basidiomi di piccola taglia, caratterizzati dall’estrema fragilità e dalla particolare, rara e accattivante bellezza. Cappello giallino con zona discale giallo intenso-brunastro. Gambo lungo e sottile. Nutrizione saprotrofica in serre o vasi da fiori, raramente in ambiente boschivo.

Cappello di piccole dimensioni, circa 2-4 cm, inizialmente subcilindrico poi, verso la maturazione, conico-campanulato e infine disteso e di forma quasi perfettamentecircolare, forforaceo, squamuloso, di colore bianco-biancastro su sfondo turchese con evidenti solcature, striature di colore giallo chiaro che si dipartono, in forma radiale, dal centro della zona discale che si presenta leggermente umbonata e di colore giallo intenso, per estendersi fino al margine che evidenzia un andamento ondulato. A maturità perde le caratteristiche sfumature giallastre per divenire, con l’eccezione del disco centrale, bianco-biancastro. Nell’insieme assume la confi-gurazione di una struttura plissettata.

Imenoforo a lamelle leggermente ventricose, bianche con sfumature gialline, libere al gambo, mediamente spaziate e intervallate da lamellule di differente lunghezza, filo intero.

Gambo 5-10 × 0,2-0,3 cm, centrale, slanciato, subcilindrico, leggermente allargato alla base dove assume un aspetto leggermente bulboso, cavo, molto fragile, giallo chiaro con presenza di squamette detersili e concolori.

Anello evanescente, molto piccolo, membranoso, posizionato nel terzo inferiore del gambo, colore grigio-giallastro, giallo-verdognolo.

Carne fragilissima (si sfalda al minimo tocco tanto che risulta molto difficile la raccolta dei basidiomi e la loro manipolazione a fini di studio), giallo chiaro; odore nullo; sapore non apprezzato. Secondo alcuni autori molto amaro (Candusso & Lanzoni, 1990: 483, con riferimento a Heinemann).

Descrizione microscopica

Stante l’impossibilità di effettuare un esame microscopico approfondito per via della fragilità strutturale dell’unico basidioma, riportiamo solo i caratteri che se-guono, integrati, per completezza descrittiva, con quanto rilevato dalla letteratura consultata.

Microscopia: Spore (9,7) 10,1-11,8 (12,4) × (6,3) 6,6-8,2 (8,4); Dimensioni medie 11 × 7,4; Q = (1,4) 1,4-1,6 (1,7); Q medio = 1,5, da subglobose a largamente ellis-soidali, lisce, ialine, metacromatiche, con apicolo e poro germinativo ben evidenti. Come riportato in letteratura, destrinoidi (Canales & Iglesias, 2018; Niverio et al., 2012). Basidi tetrasporici, cilindrico-claviformi (Canales & Iglesias, 2018). Giunti a fibbia assenti (Candusso & Lanzoni, 1999; Niverio et al., 2012).
Habitat: specie originaria di aree tropicali e subtropicali, verosimilmente diffusasi nei paesi europei con il terriccio di colture floreali importate dalle zone di origine. A tipica nutrizione saprotrofica, predilige terreni ricchi di humus fruttificando, in forma singola o gregaria di pochi esemplari, principalmente in serre o vasi da fiori in associazione con piante tropicali. Rarissime le fruttificazioni boschive segnalate nel territorio europeo.

Commestibilità: non accertata. In ogni caso deve essere considerata specie da escludere dall’uso gastronomico sia per l’esiguità e l’inconsistenza della carne, sia perché come per tutti i funghi lepiotoidi di piccola taglia deve essere ritenuta potenzialmente tossica.

Raccolta esaminata: 22 settembre 2020, Italia, Sicilia, Messina, Monti Peloritani, Bosco Candelara II, su residui marcescenti di Pinus pinea, leg. C. Di Vincenzo e A. Miceli, a circa 300 m s.l.m., in zona esposta a Nord/Est interessata da soprassuolo boschivo misto con essenze di P. pinea, Q. ilex e Q. del gruppo pubescens. Un solo esemplare, molto fragile, cappello sottile, quasi trasparente, di circa 3 cm di diametro e gambo di circa 8 × 0,2 cm.

Caratteri differenziali e specie simili

Per la particolare similarità con diverse altre specie congeneri, l’osservazione dei soli caratteri morfocromatici generali potrebbe non essere sufficiente per una corretta determinazione. In ogni caso la particolare e caratteristica fragilità del basidioma, la carne quasi inesistente, le marcate striature del cappello, le colora-zioni giallastre, il gambo lungo e il piccolo ed evanescente anello sono elementi indicativi per la determinazione. Può, in ogni caso, essere facilmente confuso con altri Leucoprinus che presentano colorazioni giallo-giallastre ma con struttura relativamente più robusta e caratteri microscopici diversi come, ad esempio: L. flos-sulphuris (Schnizl.) Cejp (1948), L. denudatus (Sacc.) Singer (1951), L. medio-flavus (Boud.) Bon (1976) (Cittadini, 2016), L. birnbaumii (Corda) Singer (1962).

Diffusione territoriale

L. fragilissimus, è una specie cosmopolita, con tipica distribuzione pantropicale, diffusa in Africa, Asia, Oceania, Brasile, Argentina, Sud Africa, Nuova Zelanda, Malesia, Australia, Nord America, Sud America, Argentina (Niverio et al., 2012; Canales & Iglesias, 2018) e ancora nel Sud Est del Nord America, dal Texas alla Florida, al Maryland e all’Ohio meridionale (Kuo, 2015). Nelle regioni con clima mediterraneo, come sopra accennato, fruttifica, anche se in maniera molto sporadica, in serre o vasi da fiori, mentre i ritrovamenti in ambiente boschivo sono considerati rarissimi e di questi si hanno pochissime segnalazioni. Candusso & Lanzoni (1999) lo ritenevano, fino al 1990, “specie molto rara nelle nostre re-gioni e forse non ancora segnalata in Europa”. In effetti, in epoca successiva, per quanto ci è stato possibile appurare dalla nostra ricerca bibliografica, si ha notizia solo dei seguenti ritrovamenti:

  • Ottobre 2006, nel territorio di Castel Fusano (Roma, Italia) in bosco misto di Quercus ilex e Pinus pinea, leg. M. Cittadini (Cittadini, 2016);
  • Agosto 2013, in località Monti Peloritani (Messina, Sicilia, Italia) su lettiera di foglie in bosco misto di Quercia e Leccio a 600 m s.l.m., leg. N. Amalfi (Amalfi, 2013);
  • Ottobre 2017, nel parco naturale di Alcornocales, nel territorio della provin-cia di Càdiz (Spagna) in bosco ripariale con Ontano (Alnus glutinosa) e Querce (Quercus canariensis), leg. M. Canales e F. Iglesias (Canales & Iglesias, 2018);
  • Ottobre 2017, Càdiz (Spagna) ulteriore ritrovamento a pochi chilometri di distanza dal precedente, in Bosco con vegetazione ripariale, leg. M. Canales e F. Iglesias (Canales & Iglesias, 2018).

Anche se la nostra ricerca bibliografica non ha fornito ulteriori risultati, rite-niamo che la specie possa essere stata, con molta probabilità, rinvenuta altre volte in ambiente boschivo ma non correttamente determinata o non attenzionata per le minute dimensioni e per la mancanza di interesse gastronomico.

BIBLIOGRAFIA

  • Canales M. P. & F. S. Iglesias – 2018: Leucocoprinus fragilissimus (Rav. Ex Berk. & M.A. Curtis) Pat., una especie tropical en el Parque Natural de Los Alcornocales, España. Micobotànica-Jaén Anno XII n. 1.
  • Candusso M. & G. Lanzoni – 1990: Lepiota s.l. Fungi Europaei. Vol..4. Libreria Editrice Giovanna Biella. Saronno.
  • La Chiusa L. – 2013: Funghi Agaricoidi. Vol. I – Agaricaceae. ANDER Editore. Monza.
  • Lombardo G. & P. D’Andrea – 2017: Camminare e raccontare i Peloritani. Giotto Arte della Stampa. Messina.
  • Miceli A. – 2019: Amanita porrinensis, una specie rarissima ritrovata sui Monti Peloritani. Micoponte – Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi 12: 27-33. Ponte a Moriano (LU).
  • Miceli A. & C. Di Vincenzo – 2020: Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (1977) primo ritrovamento nel territorio messinese. Rivista Micologica Romana – Bollettino Associazione Micologica Ecologica Romana n. 11 Anno XXXVI (3): 135-141. Miceli A. & C. Di Vincenzo – 2021: Inonotus rickii. Nuovo ritrovamento in Sicilia a Rometta marea (ME). Micologia Toscana – Rivista Associazione Gruppi Micologici Toscani 3: 45-55.
  • Niverio N., O. Popoff & E. Albertò – 2012: Presence of Leucocoprinus cretaceus and L. fragilissimus in Argentina. Micotaxon 121: 265-273.

SITOGRAFIA

  • Amalfi N. – 2013: Leucocoprinus fragilissimus. In “Sensazione Natura, la micologia a cura di Nicola Amalfi” (ultima consultazione febbraio, 2021) http://nicolaamalfimicologia. blogspot.com/2013/08/leucocoprinus-fragilissimus-ravenel.html
  • Cittadini M. – 2016: Leucocoprinus fragilissimus. In A.M.I.N.T. (Associazione Micologica Italiana Naturalistica Telematica) (ultima consultazione, febbraio 2021) https://www. funghiitaliani.it/topic/33052-leucocoprinus-fragilissimus-berk-ma-curtis-pat-1900/
  • Kuo M. – 2015: Leucocoprinus fragilissimus. In MushroomExpert.com http://www.mushroomexpert.com/leucocoprinus_fragilissimus.html